Innescate dal pamphlet di Elena Loewenthal "Contro il giorno della memoria" (
qui una recensione di David Bidussa), quest'anno la ricorrenza del 27 gennaio è stata al centro di discussioni. Portando diverse argomentazioni (
qui un repertorio delle posizioni), voci autorevoli hanno invitato a ripensare questa giornata, ormai entrata nel calendario pubblico e nelle routines programmatorie di diverse agenzie di socializzazione (scuole, biblioteche, mass media...).
L'invito è di uscire dalle gabbie di una celebrazione rituale, che finisce per perpetrare un'immagine del passato oleografica, che non chiama in causa il presente e svolge una funzione tutto sommato consolatoria. Del resto già Primo Levi nella prefazione a "I sommersi e i salvati" scriveva:
"Non è
detto che le cerimonie e le celebrazioni, i monumenti e le bandiere,
siano sempre e dappertutto da deplorare. Una certa dose di retorica è
forse indispensabile affinchè il ricordo duri. Che i sepolcri, "l'urne
de' forti", accendano gli animi a egregie cose, o almeno conservino
memoria delle imprese compiute, era vero ai tempi di Foscolo ed è vero
ancor oggi; ma bisogna stare in guardia dalle semplificazioni
eccessive."